Nel giorno in cui a Favara l’arbitro di turno allontana dal terreno di gioco il giornalista Totò Arancio (al quale va tutta la nostra solidarietà) anche a Raffadali la “giacchetta gialla” designata per il match tra Raffadali e Masterpro non si distingue per elasticità mentale e buon senso.
A Favara il cronista Totò Arancio costretto da anni su una sedia a rotelle, da sempre, spesso anche a Raffadali, segue le partite a bordo campo, perché da noi (quasi ovunque) le barriere architettoniche ne vietano l’ingresso in tribuna o comunque sugli spalti. Oggi uno zelante direttore di gara ha voluto applicare il regolamento alla lettera e poiché l’amico Totò non era iscritto in distinta (elenco atleti, tecnici e accompagnatori) ha deciso di allontanarlo senza sentire ragioni.
Non meno eclatante il caso successo a Raffadali, dove a pochi minuti dal termine della gara, per una discussione scoppiata in campo e l’ingresso di tutti i giocatori delle due panchine, l’arbitro ha addirittura mostrato il cartellino rosso a Nino, la mascotte della squadra, per tutti “Nino Cabrini”, un ragazzo down (si è sempre ragazzi) che da oltre quarant’anni segue il Raffadali ogni domenica, spesso in panchina, conosciuto e voluto bene da tutti anche dalle squadre avversarie.
L’episodio di Raffadali, così come quello di Favara, si commentano da soli, e non occorre aggiungere altro. Io vorrei solo chiudere con una proposta: quella di includere tra le materie oggetto di studio dei futuri arbitri, quella che contempla il buon senso, definito come: “la capacità di giudicare con equilibrio e ragionevolezza una situazione, comprendendo le necessità pratiche che essa comportano”. Giusto saper applicare il regolamento, ma altrettanto necessario comportarsi da uomini.